Sabato prossimo 17 Febbraio, all’Hotel Enea di via del Mare a Pomezia, dalle ore 16, si terrà un convegno riguardante i fatti denunciati dal 5 marzo 2017 sulla “Pagina salviamo l’Antico Borgo di Pratica di Mare dalla speculazione privata”.
Il tema, come avrete capito, è il Borgo di Pratica di Mare finito al centro di numerose polemiche dopo la decisione dell’attuale amministrazione, tra le altre, di renderlo per il momento non fruibile al pubblico.
“Verrà fatta piena chiarezza sullo strano rapporto tra il comune e la proprietà del castello”, tuona Stanislao Morganti (già volto noto nell’informazione d’inchiesta pometina e del territorio) fondatore della pagina summenzionata ed in prima linea nel voler far luce su un caso alquanto complesso e spinoso.
Al convegno parteciperanno anche il Geometra, nonché consigliere comunale di Pomezia, Roberto Mambelli ed altri esperti del settore.
“La questione del cancello all’entrata del Borgo non è l’unica: c’è il caso del cimitero – e a questo proposito ricordiamo ai lettori che nessuno, né tanto meno il Comune di Pomezia, ha ancora risposto alle nostre domande – e quello dei platani secolari“, aggiunge Morganti.
Ad ogni modo sabato ne potremmo sapere di più: la cittadinanza tutta è invitata pertanto a partecipare.
L’AFFAIRE “NEBULOSO” DI PRATICA DI MARE
L’ultima notizia in ordine di tempo era stata quella riguardante il cimitero di Pratica di Mare: l’area non è privata ma è del Comune di Pomezia. Questo è quanto emerso da una visura storica effettuata presso l’ufficio provinciale di Roma – territorio, servizi catastali richiesta da alcuni cittadini e sostenuta dal Consigliere Comunale d’opposizione Roberto Mambelli (PSI).
Per chi non ha seguito le vicende che stanno coinvolgendo l’antico Borgo di Pomezia (un’utile disamina si può trovare qui) la notizia potrà sembrare di poco conto, ma non lo è per chi, per contro, sta facendo della fruibilità dell’area una battaglia ideologica. Da sempre libero alla circolazione e fruibile da chiunque infatti, il Borgo di Pratica di Mare è stato negli ultimi tempi oggetto di un ampio dibattito a seguito della decisione, da parte del Comune di Pomezia, di stipulare una convenzione con la proprietà dell’area.
IL PROGETTO
Da quanto è dato sapere al momento, il progetto vedrà la nascita nell’area del Borgo di Pratica di Mare di un complesso unico denominato “Area del Parco e delle tenute storiche di Pratica di Mare”, il cui accesso al pubblico però – ed è qui la nota dolente – verrà disciplinato in seguito. E a sancire questo passaggio storico è stato installato l’ormai famoso cancello.
L’obiettivo dell’iniziativa comunque, per completezza di informazione, frutto di un accordo stipulato tra Comune e proprietà – sulla scia del protocollo d’intesa firmato lo scorso anno che ha consentito l’ingresso in aree fino a quel momento praticamente non accessibili – è di dare secondo le intenzioni dei promotori, nuova vita al Borgo inserendolo in un’ottica più ampio del rilancio turistico della città di Pomezia. All’interno del Borgo dovrebbero trovare così spazio dunque attività commerciali, ricettive ma soprattutto dedicate alla valorizzazione del patrimonio paesaggistico, culturale e storico del Borgo.
Ma è chiaro che, intorno a tale iniziativa, ruotino una miriade di interessi “collaterali” e voci di corridoio raccontano che proprio dietro all’impalcatura di facciata data al progetto, si nasconderebbero (cosa ovviamente da dimostrare) interessi edilizi di non poco conto (vedi l’area dei Colli di Enea). Insomma, niente di nuovo per chi è abituato alle vicende italiche.
Poi però ci sono i fatti e soprattutto i diritti dei cittadini. Sono in molti infatti a non rassegnarsi all’idea di un Borgo, caro ai più anche in termini affettivi, riconsegnato in sostanza ai privati dopo una storia secolare che ne aveva fatto una parte integrante della città di Pomezia. Tra i più “agguerriti” ci sono i fondatori della pagina Facebook “Salviamo l’anitco Borgo di Pratica di Mare dalle Speculazioni edilizi” che hanno promosso, tra le altre, anche l’iniziativa presso il catasto di Roma menzionata in apertura.
IL CIMITERO E’ DEL COMUNE DI POMEZIA: LO DICE IL CATASTO DI ROMA
Nel calderone delle polemiche era finito anche il cimitero di Pratica di Mare (ultima dimora anche del regista Sergio Leone). Privato? Del Comune? Anche in questo caso la partita si è giocata a colpi di documenti e l’epilogo può considerarsi senza dubbio un colpo di scena. L’amministrazione di Pomezia, lo ricordiamo, sostiene che “non sono stati rinvenuti atti che dimostrano il diritto del Comune ad esercitare il possesso di porzioni del complesso immobiliare in parola (quello del Borgo, ndr) ” che spetta per questo alla proprietà in virtù “di antichi atti notarili, debitamente esibiti all’Amministrazione comunale (ma in questo rientrava anche il cimitero?).
Vecchi documenti – pubblicati sempre dalla pagina facebook di cui sopra e consultabili qui– considererebbero la struttura come parte del Comune di Piazza Indipendenza: nello specifico c’è ad esempio una delibera del Commissario prefettizio risalente addirittura al 1939, dove si fa menzione di “un cimitero capoluogo” e di un “cimitero Pratica di Mare” (e peraltro si cita Pratica di Mare come frazione del Comune, cosa diffusa anche sul web) quindi una delibera del 1972 avente come oggetto il prezzo di vendita dei loculi.
Ma è ora il catasto di Roma a fare chiarezza: secondo quanto riportato in un documento in nostro possesso è il Comune di Pomezia, ad oggi, il proprietario del Cimitero, ma è opportuno parlare di una sorta di “riappropriazione” dato che dal 2014, non si capisce bene in quali circostanze, l’area era finita tra le disponibilità della società Nova Lavinium.
E da chi tale società aveva volturato il cimitero? Sempre dal Comune di Pomezia. Secondo l’impianto meccanografico del 04/08/1979 il cimitero di Pratica di Marerisultava intestato al Comune di Pomezia confermando, di fatto, la documentazione cartacea antecedente al ’79.
Dunque non ci sarebbero più dubbi, eppure sono tante le domande che sorgono spontanee: come è stato possibile per la società volturare il cimitero? Chi ha autorizzato tale passaggio? Il Comune di Pomezia era al corrente di tutto questo?
Domande che, speriamo, stimolino qualcuno a fare chiarezza sull’intera vicenda.
LA QUESTIONE DEI PLATANI
Ma la battaglia sul Borgo di Pratica di Mare non si esaurisce certo con la questione del cimitero che si è andata a sommare alla controversia sulle strade (qui un interessante approfondimento) e al cancello posto all’entrata che ha fatto insorgere, come visto, cittadini, associazioni e qualche politico (basti pensare che, al momento del voto, in Consiglio Comunale soltanto 4 Consiglieri – Battistelli, Zottola e Schiumarini (PD) insieme a Russo Maria Rotonda (PDL) – avevano votato a favore dell’ODG “Riapertura passo carrabile e pedonale per accesso al borgo di Pratica di Mare”, contraria ovviamente la maggioranza, assente il resto dell’opposizione).
In tale contesto controverso si inserisce anche la notizia dell’abbattimento di tutte le piante storiche presenti nell’area del Borgo di Pratica di Mare, segno inequivocabile del profondo mutamento che sta vivendo la tenuta. Amaro era stato il commento dell’associazione Latium Vetus: “Apriamo purtroppo la settimana con la triste notizia proveniente proprio dal Borgo medievale di Pratica di Mare dell’abbattimento nei giorni scorsi dei grandi platani ottocenteschi, piantati pensate nel XIX secolo dal principe Camillo Borghese e da sua moglie Maria Monroy”.“Rigogliose fino a poco tempo fa – proseguiva una nota dell’Associazione – le piante ultra centenarie, e fra le più vecchie presenti in tutto il Comune di Pomezia, erano già state drasticamente potate all’incirca un anno fa, ed in questi ultimi mesi, da quanto ci è dato sapere, si erano tutte improvvisamente seccate, fino alla loro totale estirpazione di qualche giorno fa”. “Il Borgo di Pratica appare oggi spettrale e desolante, privato dello strato pavimentale ancor oggi di terra, polvere e calcinacci, non si intravede la minima fine dei tanto famigerati lavori che “vanno avanti” (?) da ormai quasi un anno: Pratica di Mare, uno dei beni culturali più importanti ed evocativi per l’identità collettiva di Pomezia, patrimonio della #campagnaromana riconosciuto di interesse pubblico, appare ormai un luogo di desolazione e morte”.
Presentata interrogazione dal Consigliere Roberto Mambelli (PSI)
Roberto Mambelli, ricorderete, era stato in prima linea per chiedere spiegazioni all’amministrazione circa i lavori che stavano interessando il Borgo. “In tutti questi anni nessuna amministrazione, né destra, né sinistra, aveva mai permesso che il borgo venisse chiuso”, erano state le sue dichiarazione nell’ormai famoso consiglio dello scorso 11 ottobre. “Un cantiere che serviva a migliorare le infrastrutture del Borgo, a riqualificare era apparsa anche come una cosa buona. Però le perplessità c’erano ed oggi vediamo che erano più che fondate. Tengo a ribadire che la questione per noi riguarda le strade, strade che hanno una continuità con quelle “esterne”, tranne che in una piccola parte. Strade che sono sempre state accessibili e menzionate negli atti del Consiglio Comunale insieme alle altre”. “Non solo. Il Comune di Pomezia negli anni ha speso dei soldi all’interno del Borgorealizzando opere possibili solo su aree pubbliche come quelli per l’acqua; poi faccio l’esempio degli uffici postali: ricordo che a Via Spoleto l’apertura della Posta fu subordinata alla predisposizione di un accesso su strada pubblica. E a Pratica di Mare l’Ufficio Postale c’era”.
L’esponente PSI non ha concluso qui però la sua “battaglia”. A seguito della notizia dell’abbattimento dei platani è tornato a chiedere spiegazioni all’amministrazione con interrogazione con risposta scritta fatta recapitare al Presidente del Consiglio Comunale e al Sindaco di Pomezia. Secondo Mambelli mancherebbero perfino “le autorizzazioni” e chiede per questo conto di “quale iniziativa sia stata intrapresa da parte dell’amministrazione al fine di chi non rispetta la vigente normativa in materia (anche penale)”. Quindi la richiesta di delucidazioni circa la “tracciabilità del materiale abbattuto sia come destinazione sia come quantità conferita in apposita discarica autorizzata” e un passaggio sullo stato di salute delle piante: “Se quanto abbattuto fosse stato originariamente malato – conclude Mambelli – (ad esempio il cancro colorato) e quindi soggetti a potenziale contaminazione l’iter procedurale di smaltimento e trasporto sarebbe dovuto essere ben diverso dalle procedure ordinarie”.