“Per l’ennesima volta il personale del Sant’Eugenio si è dovuto impegnare nell’affrontare una situazione di disagio e di potenziale pericolo per i pazienti e ha dovuto improvvisare una soluzione. Però queste improvvisazioni richieste al personale medico ed infermieristico iniziano ad essere sempre più frequenti e pongono in luce una situazione di scarso governo della manutenzione degli immobili, dell’acquisto delle apparecchiature necessarie per il lavoro routinario, del rispetto del numero minimo del personale delle equipe”. Lo dichiara Alessandro Garau, segretario nazionale del COAS Medici dirigenti in merito alla situazione di disagio che si è venuta a creare all’ospedale Sant’Eugenio di Roma a causa delle forti piogge di questi giorni nella Capitale.
“Nel caso specifico l’Ospedale Sant’Eugenio – spiega GARAU – negli anni sembra andato incontro ad un progressivo degrado, quasi un abbandono, che non poteva che manifestarsi con l’infiltrazione dell’acqua durante una pioggia poco più che insistente. Purtroppo il tempo porta al “consumo” perfino delle strutture murarie e questo è il risultato; invece delle manutenzioni attente e programmate in base ad una tempistica precisa, ormai si assiste a manutenzioni d’urgenza, spesso effettuate in modo non corretto ma più costoso, con minori garanzie di durata.
“I provvedimenti- conclude GARAU – tampone e provvisori sembrano i soli ormai compatibili con le finanze italiane; dovrebbero essere l’eccezione ed invece sembrano sostituire la regola di interventi di manutenzione programmata. Sono la spia di una assoluta mancanza di liquidità o sono la manifestazione di una incapacità a programmare sia la manutenzione che i cicli di spesa”.