Fa discutere parecchio la circolare inviata nei giorni scorsi dal dirigente scolastico dell’istituto comprensivo Ardea 3 Carlo Eufemi, nella quale viene regolamentato, per i bambini del tempo pieno, il “pasto da casa”. Dopo le battaglie degli anni scorsi, finalmente è stato riconosciuto il diritto per le famiglie di non usufruire del servizio mensa offerto dal Comune ma di far portare al proprio figlio un pasto preparato a casa, ma… ad Ardea sulla tipologia di pasto preparato dai genitori ci sono regole molto stringenti dettate proprio dal dirigente, ex sindaco del Comune rutulo.
Secondo quanto cita il regolamento approvato dal consiglio d’istituto il 27 settembre, i 337 bambini che frequentano la scuola devono seguire regole alimentari ben precise: “Un pranzo al sacco equilibrato dovrebbe comprendere:
- almeno una porzione di frutta e una di verdura(una manciata cruda o cotta).
- Una porzione di farinacei(ad esempio panini, pane arabo, piadine), se possibile scegliere le varietà integrali.
- Una porzione di latticini (formaggio, yogurt).
- Una porzione di proteine: carne(ad esempio pollo, tagli magri di manzo, prosciutto cotto, pesce (almeno una volta ogni tre settimane pesce grasso come salmone o sardine) o legumi.
- Da bere acqua, succhi di frutta. Si possono mettere di volta in volta, variando in base al desiderio, alcuni snack come noci non salate, frutta fresca o secca, verdurea pezzi con formaggi molli”.
Ma, almeno nei primi giorni di scuola a tempo pieno, pare che il regolamento non sia stato preso alla lettera dalle famiglie, che hanno dato ai loro figli pasti che non rispettavano i dettami prescritti.
Ed ecco allora la presa di posizione del dirigente scolastico. Efemi si è quindi ispirato a questo regolamento per scrivere la circolare destinata alle famiglie, dove viene precisato che i bimbi non possono portare a scuola primi piatti con sugo, burro, olio o creme. Stessa regola vale anche per i secondi piatti: niente condimenti.
“Il pasto – scrive Eufemi nella circolare che ha fatto imbestialire i genitori – può preferibilmente comprendere panini, toast, pizza farciti con prosciutto cotto, cotolette, frittata, formaggi stagionati, verdure cotte e crude”.
Eufemi, nel documento inviato alle famiglie, sottolinea che “La prima fase di attuazione ha evidenziato alcune criticità gestionali di tipo igienico sanitario, organizzativo e di sicurezza, dovute al non pieno rispetto da parte degli utenti”.
Le regole prevedevano anche che i bambini dovessero portare delle tovagliette da mettere sul tavolino al momento del pasto, ma pare che neanche questo sia stato rispettato da tutti, altro motivo per cui Eufemi ha ritenuto necessario “ribadire e precisare meglio alcune norme”.
Ma la circolare è stata accolta negativamente dai genitori, pronti a scendere sul piede di guerra per due motivi. Il primo riguarda la qualità e varietà del cibo che si porta da casa: dovendosi attenere alle regole, se non si vuole far mangiare ai propri figli ogni giorno panini o piadine, i piccoli dovrebbero accontentarsi di pasta bianca, senza alcun tipo di condimento, neanche il più semplice “olio e parmigiano”, mentre per secondo avrebbero nella migliore delle ipotesi una fettina di carne scondita e, visto che passano diverse ore dal momento della preparazione a quella del consumo, anche rinsecchita a causa della mancanza di olio o altro condimento.
Il secondo, invece, è correlato al primo e va a toccare l’appalto della mensa e la scelta fatta dal Comune per il pagamento del servizio da parte dei genitori, che sono obbligati, per poter far mangiare il proprio figlio a scuola, a pagare 40 pasti in anticipo per volta. Scelta adottata per contrastare i tanti, troppi genitori che per anni hanno usufruito del servizio senza mai pagarlo, penalizzando così sia le casse comunali che chi invece è sempre stato in regola con i pagamenti.
Questa drastica decisione dell’amministrazione comunale ha però messo in difficoltà chi non ha la possibilità di anticipare in un’unica soluzione i 200 euro necessari per coprire i 40 pasti, che diventano ancora di più in caso di più figli che usufruiscono del servizio. Per questo molti hanno scelto di ricorrere al pasto da casa, ma in questo modo sembra quasi, dicono le mamme, una punizione per la scelta fatta. “Sembra che ci stiano costringendo a pagare il servizio mensa per far mangiare i nostri figli qualcosa di più appetitoso rispetto a una pasta o un secondo sconditi”, dicono furiosi.
Sulla vicenda si è espressa anche la Rete nazionale Commissioni Mensa, ritenendo paradossale quanto viene ordinato nella circolare, ovvero quasi obbligare al panino viste le alternative poco appetibili.
“Le scuole – sostengono – non sanno più che inventare pur di boicottare il pasto da casa, disinteressandosi però di quel che mettono nel piatto le ditte”.