“È su tutti i quotidiani locali on line, sulle testate cartacee e sulle pagine facebook la rivolta dei cittadini contro la realizzazione dell’impianto della Anzio Biowaste per il trattamento dei rifiuti a Padiglione, Anzio”. E’ questo l’incipit di una lettera diramata dal gruppo Fare Verde, nucleo di Anzio e Nettuno che tira in ballo i moti di protesta scatenatisi negli ultimi giorni intorno all’argomento Biogas (l’ultimo, in ordine di tempo, l’appello lanciato dal Movimento Uniti per l’Ambiente)
“Tutti schierati per la suprema salvaguardia dell’ambiente e della salute umana, tutti pronti ad apprestare anche il più piccolo contributo alla causa e pronti a respingere ogni dialogo con gli interessati proponenti pensando di agire nel modo migliore. Niente di più sbagliato, niente di più scorretto per illudere la cittadinanza, a modesto avviso di questo nucleo. Niente di più sbagliato perché sarebbe talmente da inconsapevoli non sapere che dietro alla realizzazione di questi impianti c’è una normativa statale e regionale che la permette e che ne disciplina le modalità e che se davvero si vogliono cambiare le cose, ci si dovrebbe rivolgere alla Regione Lazio che non si conforma alla normativa statale per l’individuazione dei siti non idonei a livello locale, e non già schierarsi accanitamente contro un progetto già autorizzato. Ciò, vuol dire schierarsi contro la legge. E, non saranno certo quattro striscioni e qualche comunicato minatorio circa le ripercussioni che questa scelta avrà sulle prossime elezioni a perorare la causa di chi oggi si schiera e chiede l’unità. Il fallimento della mobilitazione cittadina contro la turbogas è sotto gli occhi di tutti, ahimè. L’ambiente non ha colori, se non quello proprio di ogni matrice che nel suo piccolo deve esser salvaguardata. Il diritto alla salute di ognuno di noi non ha colore, perché mira ad un valore assoluto che deve esser preservato e tutelato a prescindere da qualsiasi logica politica. Troppo facile, ora, cavalcare l’onda della notizia ed uscire allo scoperto come unici davvero interessati e realmente mobilitati a fermare questo impianto, perché è solo una mossa per mostrarsi ciò che non si è. La storia della Anzio Biowaste non è di oggi, oggi sappiamo che inizieranno i lavori, ma il perché questo si è verificato affonda le proprie radici ben molto tempo prima. Il dissenso doveva essere eccepito prima non post autorizzazione, e forse qualcosa si poteva fare. E sorge allora spontanea una domanda: dove eravate l’anno scorso, quando il nostro nucleo ha indetto un tavolo tecnico per meglio comprendere la portata di questi insediamenti sul nostro territorio e capire al meglio come bilanciarne, se possibile, la loro presenza con i nostri interessi legittimi?”
Quindi un attacco a chi cerca ora di “dirigere” la protesta: “Dove eravate quando invitavamo tutti a farsi parte di questo importante progetto per salvaguardare gli interessi ambientali? Dove eravate quando si chiedeva di fare gruppo e accrescere la risonanza dei nostri lamenti nelle sedi opportune? Nessuno, nessuno degli attuali comitati, e/o liste civiche, ad eccezione di Anzio Diva, si è mostrata al nostro fianco. Inutile, dunque, serrare il dialogo con i proponenti e professarsi paladini e protettori dell’ambiente. Inutile avventarsi oggi su qualcosa che è stato deciso ed autorizzato, meno che mai promettere “vendette” politiche. L’esempio di Roma è sotto gli occhi di tutti… Per queste ragioni, il nostro nucleo si discosta da qualsivoglia movimento in tal senso ed invita quanti davvero intendono FARE qualcosa a concentrarsi sulla prossima conferenza di servizi del 17 ottobre per negare il rilascio della V.I.A. al nuovo impianto di rifiuti previsto a Padiglione”.