Ma le determinazioni dei prezzi di trasferimento erano conformi alla normativa in materia di transfer pricing stabilite dalla legge? Questa la domanda che si sono posti gli ispettori dell’Agenzia delle Entrate, i quali hanno poi verbalizzato nel “Processo verbale di constatazione” che “la Sigma Tau avrebbe erroneamente quantificato (…) i componenti di reddito derivante dalle transazioni intercorse con diverse società appartenenti al medesimo Gruppo”. Gli ispettori hanno inoltre quantificato in 11,55 milioni di euro i minori ricavi che la Sigma Tau ha contabilizzato in Italia, ovvero con la seria possibilità che siano stati evasi al fisco. Insomma, Sigma Tau risulta avere minori ricavi, con un patrimonio che diminuisce da 123 a 34 milioni di euro mentre, contemporaneamente, Defiante aumenta il suo, di patrimonio netto, che passa da 31 a 310 milioni di euro. Con il “piccolo” particolare che a Madeira le tasse sono bassissime, con aliquote, peraltro recenti, al massimo del 3 %,mentre l’Iva è del 13 % contro il 21% dell’Italia. Dopo che questi dati sono stati resi pubblici da parte della Rai Iacona ha fatto un appello al Ministro Passera, che ben conosce la situazione della Sigma Tau, in qualità di banchiere a Banca Intesa, proprietaria del 5% di Sigma Tau Finanziaria SpA. “Ministro, prima di concedere la cassa integrazione – ha concluso l’inchiesta giornalistica Iacona – guardi bene le carte”. Un suggerimento che sicuramente non sarà piaciuto a tutti… Ed oggi arriva l’ennesimo comunicato delle RSU, che non hanno motivato alla stampa le dichiarazioni che riportiamo integralmente, per dar modo ad ognuno di farsi un’idea di quello che sta succedendo.
“Intendiamo, con questo comunicato, rimarcare alcuni semplici concetti – esordiscono le RSU Sigma Tau – Lo stato di agitazione e gli scioperi che ormai da oltre un mese siamo stati costretti a dichiarare altro non sono che la conseguenza di decisioni prese dall’azienda che hanno messo in ginocchio centinaia di famiglie e tolto certezze per il futuro. I lavoratori che scioperano lo fanno perché convinti della bontà delle rivendicazioni, per solidarietà nei confronti di colleghi e amici colpiti dal provvedimento di cassa, per garantirsi condizioni di vita e di lavoro migliori nell’azienda che verrà. Il sacrificio chiesto ai lavoratori è altissimo; nobile è la risposta di tutti quei lavoratori che, anche privandosi di parte del proprio salario, danno forza al tentativo di trovare una soluzione alla vertenza aperta dall’azienda. Per questo motivo riteniamo gravissimo che alcuni di noi possano essere sottoposti a gravi forme di pressione o ad atteggiamenti intimidatori. Il diritto di sciopero è costituzionalmente garantito; inasprire la situazione non serve a nulla. La via per il ripristino delle normali attività è nella soluzione della vertenza, non nelle pressioni sui lavoratori che scioperano. Malgrado tutto ancora crediamo di dover ricercare un accordo e di poterlo trovare; dobbiamo però sottolineare che atteggiamenti del genere, oltre ad esporre l’azienda dal punto di vista legate, di certo non favoriscono la soluzione del problema”.