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SIGMA TAU A “PRESADIRETTA”: CRISI O EVASIONE FISCALE?

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Sigma Tau, i nodi cominciano a venire al pettine, dando sempre più ragione ai lavoratori, che da mesi contestano la presunta crisi economica che ha portato la società ad avviare le procedure di CGIS per 569 dipendenti.  Le prove starebbero nel “Processo verbale di constatazione”, redatto dall’Agenzia delle Entrate addirittura nel luglio 2010, nel quale viene contestata  all’azienda una presunta evasione fiscale attraverso una procedura chiamata transfer pricing, ovvero un trasferimento di valore da una società del gruppo ad un’altra con sede all’estero, che dovrà farsi carico della parte fiscale al posto della prima. Secondo quanto trapela dalla relazione di 117 pagine fatta dall’Agenzia delle Entrate, il trasferimento di valore sarebbe stato fatto a favore della Defiante, consociata portoghese della Sigma Tau, con sede a Madeira, paradiso fiscale di molti imprenditori nostrani. A trattare l’argomento nel dettaglio sarà questa sera la trasmissione televisiva Presadiretta, in onda dalle 21:30, che ha preparato un’inchiesta sulla vicenda, per capire se la Sigma Tau abbia o meno i requisiti per poter ricorrere alla cassa integrazione, se c’è stata evasione fiscale e come – e da chi – sia stata facilitata.  Pare infatti, almeno secondo quanto emerge dalla relazione fatta dagli ispettori del fisco, che le procedure di transfer pricing previste dalla legge non siano state rispettate , ma che siano stati commessi “errori”. Come riportato anche da “Il Fatto Quotidiano”, “facendo i raffronti con società analoghe e comparabili gli ispettori hanno quantificato in 11,55 milioni di euro i minori ricavi che la Sigma Tau ha contabilizzato in Italia evadendoli al fisco. I minori ricavi del 2007 sono già la metà delle denunciate da Sigma Tau nel 2010 pari a 20 milioni di euro. Defiante, inoltre, come mostrano gli approfondimenti fatti da Presadiretta, moltiplica tra il 2000 e il 2010 il suo patrimonio netto portandolo da 31 a 310 milioni di euro. Nello stesso periodo il patrimonio dell’azienda italiana, passa da 123 a 34 milioni di euro. Solo che a Madeira, sede della Defiante, praticamente non si pagano le tasse e solo recentemente sono state introdotte aliquote dell’ 1, 2 e 3 per cento. L’Iva è al 13 per cento, la più bassa d’Europa. In Italia, invece, Sigma Tau ha avviato una ristrutturazione pesante con la cassa integrazione e il ridimensionamento del centro di ricerca”.

Ma i sospetti di intrecci strani sono sempre più insistenti, ed arrivano fino al Ministero dell’Economia, da quel Ministro Corrado Passera che fino a poco tempo fa era in Banca Intesa, l’istituto di credito che finanziò la Sigma Tau per l’acquisto della Enzon relativo al settore delle malattie rare e che ha il 5% delle azioni di Sigma Tau Finanziaria Spa. Passera è anche il Ministro preposto per la gestione delle crisi aziendali, ma quanto interesse ci sarà nel difendere i lavoratori? E quello che i dipendenti si chiedono dallo scorso ottobre, quando lo spettro della cassa integrazione ha iniziato ad aleggiare sullo stabilimento di via Pontina. “Noi lo diciamo da mesi: la Sigma Tau è un’azienda sana che si vuol far passare per malata – ha affermato una dipendente che preferisce rimanere anonima per timore di ripercussioni, dal momento che è tra le “miracolate” che ancora conservano il posto di lavoro – Noi produciamo, ma a fatturare sono altre società che fanno capo alla holding. E’ tutto un gioco di numeri, che ricorda molto quello delle tre carte. Ma se questa cosa la capiamo noi, poveri dipendenti senza nessuna cultura di alta economia, come fanno a non capirlo i maghi della finanza, gli assessori, i Ministri e chiunque abbia messo mano alle carte che sin dal primo giorno abbiamo consegnato? Quei documenti vanno letti bene e non superficialmente: da soli spiegano qual è il giochetto che questi signori stanno facendo con la vita di quasi 600 persone”.

Intanto nel piazzale davanti ai cancelli dello stabilimento la protesta prosegue, superando il mese di presidio permanente. “E pensare – conclude la lavoratrice – che c’era chi diceva che non avremmo resistito più di dieci giorni…”.

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