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ANTONINI, LE REAZIONI ALL’ARRESTO

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Arresto del consigliere comunale Renzo Antonini, il giorno dopo. L’atmosfera a Pomezia è sicuramente surreale, con i politici che, per primi, non riescono ancora a credere a quanto accaduto. “Non me lo aspettavo proprio”, ha dichiarato Fabio Mirimich, capogruppo del PD, partito nelle cui liste è stato eletto Renzo Antonini. Cosa succederà nel suo gruppo consiliare? “Se Antonini si dovesse dimettere, e questo dipende solo da lui, il suo posto verrebbe preso da Antonio Barbieri, il primo dei non eletti. Se invece le dimissioni non dovessero pervenire, allora sarà il partito ad intervenire. Come consigliere comunale mi allineo a quello che deciderà il Partito. Ho completa fiducia nella Magistratura: se le accuse dovessero corrispondere al vero, andranno presi i giusti provvedimenti. A livello politico penso che linea che verrà scelta sarà quella dell’espulsione”. Da quando è stato eletto, Antonini si è battuto in consiglio comunale in nome della legalità: non le sembra un controsenso con quanto accaduto ieri? “Non voglio entrare nelle vicende personali: parlando in generale credo che si debba fare sempre attenzione a chi vuole fare il primo della classe”.

“Mi dispiace che Pomezia sia di nuovo sulla bocca di tutti per un fatto del genere – ha dichiarato il Vicesindaco Massimiliano Cruciani – Da quando è stata nominata questa Giunta stiamo facendo un gran lavoro affinché il nostro Comune possa finalmente ripartire: una vicenda del genere ci penalizzerà tantissimo, perché sarà difficile convincere l’opinione pubblica che questa Amministrazione è formata da persone che lavorano onestamente”. “La notizia dell’arresto del Consigliere comunale di Pomezia lascia sorpresi e sgomenti perché si tratta di un reato gravissimo. Abbiamo attivato la Commissione di Garanzia del partito, che prenderà rapidamente i provvedimenti previsti dal codice etico”, ha dichiarato il segretario del Pd della Provincia di Roma Daniele Leodori, mentre Enrico Gasbarra, candidato alle primarie del Lazio, ha chiesto al partito di costituirsi parte civile. Prendono le distanze anche i sindacati. “In relazione all’arresto di Renzo Antonini e alle erronee notizie diffuse da alcuni organi di informazione che lo collegano alla CGIL, la FLAI e la CdLT di Pomezia – hanno dichiarato Gianfranco Moranti, Segretario Generale Flai Cgil Pomezia e Giuseppe Cappucci, Segretario Generale Cgil del Comprensorio Roma Sud-Pomezia-Castelli –  precisiamo che Antonini è stato espulso dalla CGIL nel lontano 2001 e che ha poi proseguito la sua attività sindacale con la FLAICA CUB UNITI”. Duri anche i commenti degli altri partiti. “Antonini era stato già invischiato in problemi giudiziari nella famosa “tangentopoli pometina” degli anni 2000 – ha ricordato Fabio Fucci del Movimento 5 Stelle – Questo non ha impedito comunque la sua candidatura, come quella di altri consiglieri comunali che attualmente siedono nell’assise cittadina. Per molti di loro è intervenuta la prescrizione ma analizzando la vicenda emergono comunque risvolti inquietanti soprattutto nel contenuto delle intercettazioni. Purtroppo un’altra pagina triste viene scritta nella storia del Consiglio Comunale di Pomezia. I partiti, senza un meccanismo di filtro sulle candidature e senza che mettano a disposizione dei cittadini un meccanismo di costante controllo sugli eletti, sono destinati ad andare incontro a questi episodi. Il PD è un partito che come gli altri: non rinuncia ai rimborsi elettorali (sottraendo preziose risorse alle opere destinate ai cittadini), non opera un filtro sulle candidature e non permette ai cittadini di controllare l’operato degli eletti ed eventualmente revocare loro la fiducia. Fino a quando i partiti non introdurranno queste semplici regole e torneranno a parlare di idee coinvolgendo i cittadini saranno destinati ad andare incontro alla loro estinzione”. “L’arresto per mazzette del consigliere comunale di Pomezia, insieme a quello del consigliere di Sabaudia, confermano l’esistenza di un forte legame nelle aree del litorale laziale tra affari e politica che vede molto spesso coinvolti pezzi delle amministrazioni locali – hanno invece dichiarato Guglielmo Abbondati Coordinatore Regionale di Sel Lazio e Claudio Pelagallo, responsabile legalità e litorale Sel Lazio – Dove manca la trasparenza si forma un cono d’ombra entro il quale possono trovare spazio corruzione e concussione. La contiguità tra la cattiva politica, quella degli  interessi e lobby locali favorisce spesso uno scambio di favori illeciti a danno della comunità locali. Un terreno sul quale i poteri criminali e delle mafie sono pronte a giocare un ruolo di primo piano per riciclare ingenti capitali di provenienza illecita. La conferma del perdurare di questo preoccupante fenomeno viene anche dalla relazione del Procuratore della Corte dei Conti sul livello di corruzione presente ancora nel nostro Paese”. “La politica – hanno concluso i due rappresentanti di Sel – non deve avere paura della trasparenza e del controllo di legalità, ma assumere questi due valori come principali strumenti di verifica nell’assunzione di decisioni che riguardano il buon governo dell’amministrazione pubblica. Un tema fondamentale sul quale misureremo il quadro delle alleanze e la costruzione delle coalizioni per le prossime amministrative di primavera”.

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