E’ uscito poco fa sul blog di Grillo il regolamento per i candidati premier del M5S per le prossime elezioni nazionali del 2018 e, già ad una rapida occhiata, sorgono dubbi sulla presenza di norme ad hoc per far vincere Luigi Di Maio.
POSSONO CANDIDARSI A PREMIER INDAGATI O RINVIATI A GIUDIZIO
Innanzitutto, però, sorge spontanea un’altra domanda: esattamente quale norma dello Statuto del M5S ha dato al Garante Grillo la possibilità di stabilire queste regole?
In attesa di una risposta a questo quesito non possiamo che mettere in evidenza che per la prima volta possono candidarsi anche indagati o rinviati a giudizio.
“Ai candidati a conoscenza di indagini o procedimenti penali– si dice- verrà richiesto un certificato rilasciato ai sensi dell’art. 335 del c.p.p., nonché i documenti relativi ai fatti contestati ed una breve relazione illustrativa dei fatti con autorizzazione espressa alla pubblicazione di tali atti nell’ambito dello spazio riservato a ciascun candidato”.
L’UTILITA’ DELLE REGOLE DI GRILLO PER DI MAIO
Una svolta colossale: alle politiche del 2013, ma anche per elezioni di tipo amministrativo o regionale, difatti, è sempre occorso non avere alcun procedimento a carico.
Inoltre le regole del “Non statuto“, nell’ultima versione del 2016, prevedono che per l’uso del simbolo del M5S non bisogna avere alcun procedimento penale a proprio carico.
Si tratta nello specifico dell‘Articolo 7 che recita:
“In occasione ed in preparazione di consultazioni elettorali su base europea, nazionale, regionale o comunale, il sito www.movimento5stelle.it costituirà il centro di raccolta delle candidature ed il veicolo di selezione e scelta dei soggetti che saranno, di volta in volta e per iscritto, autorizzati all’uso del nome e del marchio “MoVimento 5 Stelle” nell’ambito della propria partecipazione a ciascuna consultazione elettorale. Tali candidati saranno scelti tra i cittadini italiani, la cui età minima corrisponda a quella stabilita dalla legge per la candidatura a determinate cariche elettive, che siano incensurati e che non abbiano in corso alcun procedimento penale a proprio carico, qualunque sia la natura del reato ad essi contestato“.
E qui si arriva a Luigi di Maio: il vice-presidente della Camera e candidato in pectore del Movimento sconta una denuncia per diffamazione (è accusato da Marika Cassimatis, la vincitrice delle comunarie online di Genova poi silurata da Beppe Grillo per aver danneggiato l’immagine del Movimento) e quindi è indagato.
SOLO I FEDELISSIMI
In aggiunta a ciò si vieta la candidatura di chiunque: abbia tenuto condotte in contrasto con i principi, valori, programmi, nonché con l’immagine del MoVimento 5 Stelle, del suo simbolo e del suo Garante, sia attualmente parte ricorrenti e/o parti attrici in giudizi promossi avverso il MoVimento 5 Stelle e/o il suo Garante e sia mai stato iscritto ad un altro partito.
Insomma solo i fedelissimi. E chi lo è meglio dell’uomo forte Di Maio?
E ancora, altra grandissima novità, il candidato premier che sarà scelto online diventerà automaticamente capo della forza politica che depositerà il programma elettorale sotto il simbolo del MoVimento 5 Stelle per le prossime elezioni. Nel 2013 era Grillo.
Tempo per candidarsi: entro il 18 settembre, 3 soli giorni.
Insomma Di Maio è favorito per la vittoria ed avviato a diventare il capo del M5S.
LE ALTRE REGOLE
Le altre regole, infine, sono più tradizionali. Testualmente:
“Possono proporsi quale Candidato Premier tutti gli iscritti al sito www.movimento5stelle.it che, alternativamente:
– abbiano esperito un mandato da portavoce nell’ambito di Consigli Circoscrizionali, Consigli Comunali, Consigli provinciali del Trentino Alto Adige, Consigli Regionali e del Parlamento Europeo, nonché quale Sindaco, oppure, qualora con il primo mandato in corso, abbia termine naturale del mandato entro il 28 febbraio 2018;
– siano stati eletti alla Camera ed al Senato in occasione delle consultazioni elettorali del 2013;
e che non si siano dimessi durante l’esercizio del mandato, non abbiano cambiato gruppo consiliare e/o parlamentare”.