Spiagge libere, ma fino a un certo punto. Ovvero il punto (di vista?) di alcuni gestori di chioschi che utilizzano l’arenile comunale come se fosse una spiaggia in concessione demaniale. Tradotto in parole povere, come se fosse il “loro” stabilimento balneare, dove posizionare ombrelloni e lettini da noleggiare ai clienti, ovviamente a un prezzo ridotto rispetto ai “veri” stabilimenti, che allo Stato pagano parecchi soldini per avere la concessione demaniale.
E che effettuano (a loro spese) la pulizia del tratto di spiaggia di loro competenza, mentre quella utilizzata da questi chioschi – trattandosi di spiaggia libera attrezzata – viene pagata dal Comune, ovvero dai cittadini. Succede un po’ ovunque, ma noi ci siamo soffermati su quanto a Torvaianica è diventata comune e radica questa pratica da parte di alcune persone. A segnalare le anomalie sono stati diversi bagnanti, che hanno dichiarato di essere stati addirittura cacciati perché avevano “osato” portare in spiaggia, nel tratto antistante questi chioschi, la loro attrezzatura (ombrellone e sedia). “Già prima delle 8 del mattino – racconta una donna anziana – la spiaggia è tutta occupata da fine di ombrelloni di proprietà del chiosco, anche se non c’è nessuno. Non resta quindi lo spazio per potersi mettere se si porta il lettino o l’ombrellone da casa. Io sono stata redarguita dal proprietario del chiosco, che mi ha detto che la spiaggia è riservata alle sue attrezzature e che se voglio stare qui e usufruire del bagno devo affittare il suo, di ombrellone. Io non ho voluto accettare e, per non litigare, ho preferito scegliere un’altra spiaggia. Ma non mi sembra giusto”. Polizia locale, Comune e carabinieri sono stati avvisati di quanto accade in più punti del litorale, ma – a stagione ormai finita – l’atteggiamento di questi gestori non è cambiato. Solo per una manciata di giorni, tra fine luglio e inizio agosto, forse a causa di un articolo pubblicato su un quotidiano nazionale, a qualcuno probabilmente è venuto un po’ il timore dei controlli e, invece di posizionare direttamente gli ombrelloni, ha lasciato sulla sabbia solo i bastoni degli stessi, occupando quindi di fatto comunque quel tratto di arenile per intero e impedendo alle persone di usufruirle come spiaggia libera. Questo “atteggiamento” giustamente non è gradito a chi, al contrario, paga regolarmente i canoni demaniali e tutte le tasse annesse e connesse a uno stabilimento balneare in piena regola. Noi abbiamo “tenuto d’occhio” il litorale per più di un mese, per cercare di capire chi avesse questa brutta abitudine e come veniva effettivamente messa in pratica. Nel corso delle nostre “passeggiate” mattutine ci siamo accorti che, soprattutto durante il week end, la situazione era effettivamente quella descritta dai nostri lettori in almeno 4 punti del litorale di Torvaianica: a ridosso della piazza centrale, in un punto, sempre abbastanza centrale, in direzione Ostia, nel tratto vicino al Villaggio Tognazzi e in un punto in direzione Anzio a circa un chilometro e mezzo dal centro. Per mancanza di spazio, raccontiamo nel dettaglio solo di quanto visto nella nostra ultima “incursione”. Sono le 7:30 di mattina di un venerdì di fine agosto. Torvaianica si prepara a uno degli ultimi weekend della stagione: tra poche ore le spiagge saranno affollate di bagnanti romani che tenteranno di prendere un po’ di spazio sulle spiagge libere. Perché si tratta di una cattiva abitudine? Il motivo è semplice: queste strutture sono, appunto, chioschi, e non stabilimenti balneari. Solo gli stabilimenti possono occupare la parte di spiaggia a loro concessa, ovviamente recintata, con le classiche file di ombrelloni e lettini. Per tutti gli altri l’affitto di ombrelloni e lettini dovrebbe avvenire senza impedire ai non paganti di utilizzare la spiaggia. Per fare chiarezza sulla situazione, ci siamo recati in alcuni luoghi che ci erano stati segnalati. La prima tappa è il Lungomare delle Meduse, oltrepassato il fosso via Siviglia. Qui ci sono posti che potrebbero sembrare stabilimenti balneari ma non lo sono: l’accesso alla spiaggia è, giustamente, libero, in quanto spiaggia comunale. I bagnanti possono però piazzare i loro ombrelloni e teli solo su una striscia di spiaggia: il resto è già occupato da ordinate file di ombrelloni e di pali, strategicamente posizionati già prima delle 8 di mattina. Il visitatore che affitterà l’ombrellone per la giornata avrà così il posto pronto anche arrivando a mezzogiorno, senza rischiare di rimanere affiancato a chi porta l’attrezzatura da casa. È una pratica evidentemente scorretta, ma praticata nell’indifferenza generale. A completare il quadro, sulla battigia è disposta una serie di lettini chiusi, pronti per essere aperti in riva al mare. La stessa situazione si presenta quando ci spostiamo rapidamente verso nord, percorrendo il lungomare in direzione Ostia: arrivando in piazza, strada facendo abbiamo notato altri due chioschi che avevano utilizzato la stessa identica strategia del primo descritto. Superato il fosso della Crocetta (siamo ormai all’altezza del lungomare delle Sirene), stessa scena: un chiosco che dovrebbe semplicemente noleggiare su richiesta l’attrezzatura, che invece si comporta da stabilimento balneare, con file di ombrelloni e pali che occupano gli spazi teoricamente liberi. E anche qui in riva al mare ci sono i lettini ancora chiusi. Il bagnante che non vuole spendere i soldi per il noleggio ha poca scelta: il modo più semplice per godersi il sole è mettersi nella parte di spiaggia (poca) non occupata, che si andrà affollando sempre di più. Il modo più complicato? Cercare di far rispettare la legge. A suo rischio e pericolo. Proseguendo il nostro percorso arriviamo quasi fino al confine con il territorio comunale di Roma. Nel lungo tratto di spiaggia abbiamo notato almeno un altro chiosco che aveva già posizionato i propri ombrelloni ancora vuoti e i lettini chiusi. Ma il meglio lo abbiamo visto nella spiaggia che si trova di fronte alle dune di Campo Ascolano. Se visto da strada c’è l’immagine poco edificante dei tanti parcheggiatori abusivi, visto dal mare la situazione non migliora molto. Da quanto abbiamo potuto appurare, sembra che solo uno dei chioschi abbia in realtà le carte in regola come stabilimento balneare, mentre gli altri sono – appunto – semplici chioschi per la somministrazione di cibi e bevande e noleggio attrezzature per la spiaggia. Ma tutto l’arenile, alle 8:45, è già pieno di ombrelloni e lettini (vuoti). Insomma, nei 9 chilometri di spiagge che Torvaianica può vantare, tra stabilimenti veri (che ben vengano: pagano le tasse, danno lavoro regolare, contribuiscono a far andare avanti l’economia locale) e “fasulli”, di arenili liberi ce ne sono davvero pochi.