Ebbene sì, lo ammetto, sono un’ostetrica a cui piace la sala parto silenziosa calda e accogliente, a cui piace aspettare tutti i tempi, assaporare tutte le fasi del travaglio e godersi la magia del finale come una ladra di emozioni, sarà perché so quanto durano le contrazioni e quanto a volte sia lungo il tempo che serve per arrivare al primo tanto sospirato abbraccio, ma secondo me ogni attimo merita di essere vissuto.
Del resto, a mio parere, l’ostetricia per lo più è fatta di questo, di attesa, di conforto e di coccole, anche se a volte “il non far nulla” è più impegnativo del dover fare qualcosa.
Per farvi capire, provate ad immaginare la scena: la panciona di turno arriva in reparto con le contrazioni, una valigia di attese e paure e un’ostetrica tutta nuova a cui affidarsi, magari è arrivata un po’ presto e quindi il suo travaglio sarà lungo e stancante e in tutte quelle ore il mio lavoro consiste nel proteggerla dalle interferenze esterne, aiutarla a sperimentare posizioni diverse, incoraggiarla, infonderle fiducia e rassicurarla e tutto questo per un tempo che pare sospeso, le mani si muovono solo per dare sollievo, massaggiare, accarezzare e trasmettere calore, sicurezza e conforto.
Si parla tanto, si ascolta anche il silenzio e nel frattempo si crea empatia e insieme si costruisce l’atmosfera migliore per il parto.
Tutto cambia quando arriva il momento tanto atteso di spingere!
All’improvviso tutto diventa frenetico: trasferimento in sala parto, tutti arrivano per assistere all’evento: il ginecologo, il pediatra, l’anestesista, un’altra ostetrica, l’infermiere di turno e qualche curioso di passaggio e tutti sentono il fervore e voglio partecipare.
Ognuno dice la sua su come spingere, sulle contrazioni poco efficaci, sui capelli che già si vedono, sul tempo che passa, sulla necessità di infondere ossitocina e sulla velocità dell’infusione … a me qualche volta è capitato di alzare la voce e chiedere silenzio!!!!
Non si possono gestire tutte queste informazioni e soprattutto non ne abbiamo bisogno, né la mamma né io che fino a quel momento ho fatto la cosa più importante per il mio ruolo: ho costruito un legame con lei e in segreto le ho promesso che di difendere le sue aspettative e di accompagnarla nelle proprie scelte e già perché lo sapevate che le ostetriche non fanno nascere i bambini?
Le donne nascono geneticamente e biologicamente determinate per essere madri e per partorire, il loro cervello sa come si fa, hanno solo bisogno di capire questo e di riuscire ad ascoltare e a fidarsi del proprio corpo… io faccio questo di mestiere: aiuto le donne a fidarsi di se stesse nel momento forse più sconvolgente della vita!
Ma torniamo alla nostra sala parto… dopo aver riportato un po’ di silenzio e di calma finalmente una nuova voce si fa sentire e si unisce al coro degli auguri…
A me piace mettere i nani appena nati sulla pancia della mamma e lasciarli conoscersi per la prima volta, ma in questo momento di speciale parte la seconda ondata di ansie…
Questa volta la voce che esce dal coro ripete ossessivamente “Hai clampato il cordone? Hai clampato? Clampalo per favore!!!”
Il cordone lega madre e bambino e per nove mesi ha messo in comunicazione due vite, due cuori e due anime portando vita e nutrimento e… pulsa… questo vuol dire che finché batte il sangue che c’è dentro viene spinto verso il bambino e non il contrario!
Ultimamente si sta parlando molto di taglio ritardato del cordone e si stanno facendo pressioni per avere delle direttive chiare e precise.
Tuttavia anche l’OMS ed il Royal College of Obstetricians e Gynecologists suggeriscono di non avere troppa fretta nel recidere il cordone. Meglio aspettare 2-3 minuti nei bambini a termine e sani e comunque non troppo poco neanche nei prematuri o nei bimbi nati in urgenza!
In aiuto ci viene anche uno studio svedese che ha monitorato bimbi che hanno subito un taglio ritardato del cordone per alcuni anni dopo la nascita mettendoli a confronto con altri a cui il cordone è stato clampato immediatamente.
Sembra che il vantaggio a 4 mesi dal parto sia un livello di ferritina più alto rispetto al gruppo di controllo conseguenza del fatto che i neonati ricevono un bonus di sangue che può essere di 80- 100 ml e quindi fanno scorta di ferro!
Questo si traduce nel minor rischio di anemia neonatale soprattutto nei maschi che sembrano soffrirne di più rispetto alle femmine.
L’effetto collaterale di questo bonus di globuli rossi è un aumento dell’ittero neonatale che comunque in tutti i casi studiati non ha mai richiesto più di qualche ora di fototerapia!
Non ci sono evidenti differenze invece nello sviluppo cognitivo e neurologico generale e questa è una buona notizia perché ci dice che non esistono rischi a lungo termine nell’attendere qualche minuto di più prima di separare mamma e bambino.
Il clampaggio tardivo inoltre permette un distacco più soft dalla mamma e quindi un passaggio più graduale dalla circolazione placentare a quella polmonare per il bimbo con un adattamento respiratorio dolce e lento.
Questo passaggio dolce dalla vita intrauterina a quella extrauterina è importante soprattutto per i neonati che nascono da parto cesareo e che non hanno avuto il tempo attraverso il travaglio per prepararsi alla nascita e al distacco dalla mamma!
Con il passare del tempo mi rendo conto che la cosa più difficile da fare quando si parla di donne incinte è ricordarsi che non sono pazienti, che non sono malate e che non vengono da noi per essere curate, ma solo per essere assistite e accompagnate!
La strada verso il recupero di questa consapevolezza è purtroppo ancora lunga e in salita, ma resto fiduciosa e confido in una nuova generazione di mamme e di ostetriche che si sta cominciando ad ritrovare e a riscoprire come amiche.
Dott. Ost. Catiuscia De Renzis
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