Eco-X a quasi 100 giorni di distanza. Il sito dell’ormai ex impianto per il trattamento dei rifiuti è ancora là come lo avevamo lasciato: come è noto si attende l’esito delle indagini, i sigilli della procura dovrebbero esserci ancora, ma della bonifica dell’area nessuno sembra interessarsi. O meglio: lo si fa, ma soltanto a parole. E intanto i rifiuti restano al loro posto.
Il vertice del 27 luglio
Tanto i cittadini si aspettavano dal vertice convocato in Regione per lo scorso 27 luglio. All’incontro avevano preso parte il Comune di Pomezia, la Città Metropolitana di Roma Capitale, ARPA Lazio, Asl Roma 6 e i Vigili del Fuoco ma, purtroppo, come pubblicato sull’edizione cartacea di Agosto del nostro giornale, il tutto si è concluso con un nulla di fatto. Un laconico “nessuna novità” che ha gettato nello sconforto l’intera cittadinanza.
Infatti, dal vertice non sarebbero emerse novità sul tema bonifica, fissata comunque come priorità del momento, come confermato anche dal Comune di Pomezia da noi interpellato all’indomani dell’incontro: il sito avrebbe pertanto ancora i sigilli della Procura, che dovrebbero restare ancora per qualche settimana stando alle informazioni disponibili al momento di andare in stampa, e dunque non ancora accessibile. Gli unici ad aver ottenuto un permesso sarebbero stati i proprietari, secondo quanto affermato dai Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico circa un mese fa, ma fino ad ora nessun sopralluogo sarebbe stato fatto. L’unica novità è soltanto, come pubblicato ieri, la revoca del famoso limite dei 716 metri per la raccolta e per il pascolo che da ieri, di fatto, non sussiste più. Decisamente poco per tornare a dormire sonni tranquilli.
Ancora una volta insomma politica e burocrazia sembrano viaggiare anni luce lontani dalla realtà dei fatti e dalla popolazione, costretta a subire gli effetti dell’ennesima sconsiderata gestione in materia di rifiuti che chissà quanti e quali danni provocherà alla nostra salute.
La posizione dell’Amministrazione comunale di Pomezia
A tal proposito può essere utile pubblicare un altro passaggio inserito nel numero di Agosto de Il Corriere della Città, ovvero la posizione sul tema bonifica del Comune di Pomezia.
Tema bonifica: al di là della questione politico-burocratica, che pensiamo interessi davvero poco ai cittadini, come si sta muovendo il Comune per bonificare l’area? In vigore c’è l’ordinanza n.9 dello scorso 10 maggio: ma cosa accadrà se i soggetti indicati dal Comune non provvederanno a rimuovere i rifiuti rimasti? In definitiva: per quanto ancora i cittadini della zona dovranno respirare i veleni dello stabilimento dato che, a distanza di quasi 100 giorni, nulla si è mosso?
“L’ordinanza che obbliga la messa in sicurezza e la bonifica dell’area è stata emessa il 10 maggio scorso, vale a dire 5 giorni dopo l’incendio. L’ordinanza, com’è noto, obbliga i proprietari del sito a procedere. A causa del sequestro e delle indagini in corso nessuno è potuto entrare nel sito senza autorizzazione. Sappiamo però che il NOE dei Carabinieri ha autorizzato circa un mese fa l’accesso ai proprietari di Eco X, per esaminare i luoghi e predisporre il piano di bonifica, sotto la vigilanza del Nucleo stesso coadiuvato dal personale Asl. Siamo in attesa dell’esito di questo sopralluogo per capire come la società intende procedere. Il Comune provvederà a portare avanti tutte le azioni necessarie affinché il sito venga bonificato in fretta. Se poi i proprietari non dovessero procedere, ci aspettiamo che sia la Regione Lazio a subentrare alla bonifica, in quanto beneficiaria della polizza assicurativa. A tal fine, per fare il punto della situazione, saremo domani 27 luglio a una riunione in Regione Lazio presso l’Assessorato all’Ambiente”.
ll PD, a firma Luca Andreassi, sull’argomento cita ad esempio il precedente di Roncigliano “quando venne autorizzata la rimozione e smaltimento del materiale combusto pur rimanendo il sito sotto sequestro”: perché tale provvedimento non può essere replicato anche a Pomezia?
“Questa è una decisione che non può prendere il Comune di Pomezia, ma esclusivamente la Procura della Repubblica. Abbiamo sollecitato più volte affinché venissero accelerate le indagini, ma non possiamo ostacolare il lavoro degli inquirenti. A me interessa che sia tutelata la salute dei cittadini, ma anche che i responsabili di questo disastro ambientale paghino il conto alla giustizia e alla comunità di Pomezia che hanno gravemente danneggiato”.
Prosegue il confronto a distanza tra PD e M5S: 5 domande e l’appello del vicecommissario dem Andreassi al Sindaco Fucci
Sul tema è tornato ad esprimersi Luca Andreassi il quale, oltre che a ricoprire il ruolo di Vicecommissario Pd di Pomezia, è professore professore universitario esperto di formazione e dispersione materiali inquinanti nell’atmosfera. Andreassi lancia 5 domande e auspica una presa di posizione più forte da parte del Comune di Pomezia.
“Nella giornata di ieri è stata revocata l’ordinanza che prevedeva il divieto di raccolta, vendita e consumo di prodotti ortofrutticoli coltivati nonchè il divieto di pascolo degli animali, anche nel raggio dei 716 metri immediatamente prossimi ad Eco X”, si legge in un post affidato al proprio profilo Facebook ufficiale.
“Questa decisione è stata presa a seguito dell’esito degli accertamenti sulle matrici vegetali effettuati dall’Istituto Zooprofilattico e comunicati dalla ASL, così come riferito dal vicesindaco di Pomezia. Quindi è tutto a posto, questo mi pare di capire. Dopo tre mesi non sappiamo ancora cosa abbia bruciato, il materiale bruciato sta là, ancora là ed accessibile a chiunque, ma è tutto a posto.
Credere a questa favola, bella per carità, significherebbe abdicare a tutto ciò che ho studiato negli ultimi venticinque anni di vita. Ed onestamente non me la sento. Sia chiaro. Non mi sto rivolgendo a qualcuno in particolare. Mi rivolgo a tutti i soggetti che a qualche titolo hanno una responsabilità su questa vicenda. E dico loro:
1. Cosa ha bruciato il 5 maggio?
2. Quel cumulo enorme di rifiuti bruciati va rimosso. Va rimosso perchè inquina. Inquina l’aria. Inquina il terreno. Inquina le falde.
3. Quali le azioni per supportare allevatori ed agricoltori della zona che hanno visto le loro attività distrutte da questo evento?
4. L’ultima domanda, invece, è diretta al Sindaco di Pomezia. Ho letto a più riprese le sue dichiarazioni in cui afferma che la bonifica non può avvenire senza il dissequestro del sito. Premesso che questo non è completamente vero nel senso che la Procura potrebbe autorizzare la bonifica anche sotto sequestro (come avvenne ad Albano nell’incendio di Roncigliano ad una decina di giorni dal rogo), è certamente vero che non può essere il Sindaco ad autorizzare nulla. Non ne ha l’autorità. Allora perché non chiedere ai Sindaci dei territori vicini di condividere con forza la richiesta della improrogabile necessità di avere le autorizzazioni per la bonifica del sito? Magari unendo territori, unendo più voci in rappresentanza di un maggior numero di cittadini, le istanze potrebbero diventare più incisive”.