I dipendenti,circa un centinaio, hanno manifestato in maniera pacifica per l’intera mattinata, poi, al momento in cui i calciatori sono saliti a bordo del pullman della società, si sono posizionati in modo da bloccare il transito. Tra striscioni, fumogeni e cori da stadio, hanno chiesto ai giocatori di scendere, cercando comprensione. “Cinque minuti del vostro tempo: ci basta questo. Lo stadio non scappa, il lavoro sì”. Dopo venti minuti di protesta – con cori che, iniziati con “Forza Roma”, si stavano trasformando in “Siete delle m… non capite i problemi della gente che prima viveva con 1200 euro al mese e che adesso non ha più neppure quelli”, per poi arrivare in “Francesco, Francesco”, rivolti al capitano giallorosso – finalmente lo sportello del pullman si è aperto, facendo scendere Francesco Totti e Simone Perrotta in rappresentanza della squadra.
“Ho moglie e due figli”, ha spiegato un lavoratore al quale, per stemperare la drammaticità del momento, Totti ha risposto “Pure io ho moglie e due figli”.
“Francesco – gli ha poi detto il dipendente – io sono della Lazio, ma ti voglio bene lo stesso, soprattutto se ci dai una mano a far conoscere la nostra situazione, che tu dovresti conoscere benissimo, visto che tuo suocero è un nostro collega. Abbiamo bisogno di voi”.
“Cosa posso fare?”, ha chiesto il capitano della Roma.
“Mettiti il cappellino con scritto -569”, ha risposto il lavoratore. I cappelli dei cassaintegrati Sigma Tau erano stati consegnati poco prima ai giocatori dai figli dei dipendenti, che sono stati fatti salire sul pullman proprio per fare la “consegna”. Ricevuta conferma da parte del calciatore, che ha assicurato il suo interessamento, i dipendenti hanno rimosso il blocco e fatto passare il pullman.